e noi ci s'arriva tristi, e non ci sono cristi e madonne che tengano, signori miei. ma lei è allegra. allegra e un po' sfatta, come napoli del resto.
come tutti i posti dove ci passa solo tanta vita, e non c'è museo, e non c'è il tempio da vedere, o attrazione codificata, vado in ansia di non sapermelo godere. ma stavolta mi pare di non farmi bloccare dalla solita ansia, credo risultato a pari merito di una ferrea volontà, del desiderio di essere meglio e della musica giapponese tradizionale che suonano sul fiume. in un casino irreale da non muoversi sulle sponde, tre signori in kimono - che mi voglio immaginare di lavoro facciano l'assicuratore, il farmacista e l'ortolano, qualche sogno lasciamelo - con voci profonde e tremolanti cantano e cantano e la gente balla, un sacco di gente, kimonata anche lei, oppure no, turisti tirati in mezzo in questo ballo ripetitivo fatto di passetti e battute di mano. tutti sorridenti, non coi sorrisi dello spasimo e dell'eccesso, addirittura stonano con la fama del posto, hanno il sorriso del divertimento, un sorriso sereno. ecco questo è importante, se nessuno mi avesse detto niente sarei andata a ballare? sai che penso di sì, come son fatta male, vedi.
il posto del casino si chiama dotombori, ed è in effetti famoso per il casino. c'è una ruota panoramica un po' oblunga sulla quale non mi verrebbe mai voglia di salire, con delle cabine che sembrano un po' supposte, gente che vende delle polpette di polipo - che non sono sto che, sono un po' moscine - e mille baracchini che vendono cagate e robettine da mangiare che sfamano e non nutrono. qui vedo i primi bordelli che si capisce bene che sono bordelli e i primi bordelli maschili in assoluto della mia vita. hanno degli schermi fuori che pubblicizzano i ragazzi che ci lavorano: il più richiesto del mese di luglio, giugno, maggio e, umiliazione, quelli che si sono classificati secondi e terzi, con tanto di video. non riesco a prenderli mica sul serio, chissà forse sono troppo patinati. o semplicemente il mio occhio occidentale non riesce a vedere né in questi ragazzini implumi né nelle ragazzine vestite da manga degli oggetti sessuali, mi sembra tutto un gioco troppo organizzato pure, poco diverso dalle sale dove con duecento yen puoi giocare una manche a supermario. la ragione vede lo sfruttamento - che do per scontato che ci sia e dovrei essere più aperta, ok, e pensare addirittura che potrebbe non esserci, ma non ci sono cazzi, non ho trovato ancora chi mi convince che se c'è di mezzo il corpo non c'è di mezzo anche uno sbilanciamento di potere, e quindi nel caso della prostituzione, un atto coercitivo - e il sentimento langue, non capisce, non riesce ad attivare l'orrore, resta in superficie.
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