ma piove, e non c'è bisogno di prendere decisioni. il giorno in cui arriviamo a kyoto sta per arrivare un tifone, mi sembra che fosse sera, forse non pioveva nemmeno ma era scuro e umido come sempre in quei giorni. c'erano delle gabbie gialle intorno ai pali della luce, immagino fossero lì per il tifone ma non lo so e non lo chiesi. il tempo continua a perseguitarmi in questo viaggio, come se ci fosse un malocchio in corso. in altri tempi avrei detto ubris, il che avrebbe comportato una precisa colpa a mio carico, ora non lo dico, così la colpa mi pare meno precisa.
siamo in un punto della città non centrale, e non mi pare nè bella nè brutta, molto anonima, i templi, intorno alla città saranno belli da vedere, molto belli, e pieni di pace, ma quanto alla città non so che dire, grande ma non metropoli, funzionante ma non curata. le parti pittoresche non veramente pittoresche. ci sarebbe voluto un altro umore, per divertirsi con quello che ci mette sotto al naso, per cercare quello che mi sfugge. i quartieri di pontocho e gion li vediamo pochissimo, sono pienissimi di turisti e di ristoranti cari, dove non mi fa mai voglia di andare, specialmente così. sono occasioni che possono andare storte, e qui va tutto storto, non insistiamo. alla fine il tifone passa, è una giornata di pioggia, tutti sono invitati a muoversi solo se necessario, noi facciamo un giro non so perchè. non mi sarei mossa dal letto in un altro momento. credo si chiami ansia da prestazione quella che mi fa alzare dal letto.
oh, ha smesso di piovere.
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