cioè le luci della centrale elettrica ci sbatto violentemente contro prima che inizi il concerto. Mi dice oh, scusa. È morbido, ma forse è il giacchetto. Ha un aspetto bizantino, mi somiglia a giustiniano, quello nel mosaico di sant’apollinare a ravenna, altra città a livello zero sul mare. Il facciotto cicciotto, gli occhi belli, sempre chiusi. Comunque son un po’ prima delle undici e dopo il tamponamento dietro al palazzo comunale mi metto in fila. Anzi non mi ci metto. Vado verso l’entrata a fianco e chiedo di entrare mostrando l’accredito. Siamo quattro b****** e nessun giornalista al momento. Ci fanno bollire cinque minuti, ma poi la mia faccina proverbialmente irresistibile fa il suo lavoro e siamo in prima fila. Il concerto è breve, un’ora e qualcosa di canzoni tutte uguali come si ostina a dire lui ogni volta che da un pezzo passa all’altro. Il direttore di internazionale de mauro l’ha presentato così: il più grande artista italiano vivente, è stato paragonato a montale! È evidentemente stanco e probabilmente confuso - ma è felicissimo del suo festival. Trovo formalmente molto attraente brondi. Un campione di lamentazioni, un mugolare senza sosta. Anche un po’ ironico. Ma non c’è verso, non trovo un sostanza originale rilevante. E capisco perché ci son ragazzine pazze urlanti per lui qui intorno. Fa molto pessimismo adolescenziale. Ora sembra che non mi piaccia e invece mi piace abbastanza. solo che il mondo che lui condivide con noi è un mondo che conosco come il corridoio di casa dei miei genitori, e non mi insegna nulla su come si esca di lì e neanche il perché ci si resti, e nemmeno perché non si sa né l’una né l’altra cosa. Ecco lo trovo descrittivo.
La ragazzina diciottenne accanto a me viene dalla francia, ha imparato l’italiano per capire le sue canzoni. Mi chiedo come le avranno spiegato cosa significa “siamo l’esercito del sert”.
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