che non vuol dire farci amicizia, ma che è un inizio. non c'ero mai stata e avevo gran voglia di vederla. poi però ci son dovuta andare per forza, che significa partire un po' col piede sbagliato. poi c'ero andata accompagnata da uno con la barba, che c'aveva l'umore di babbo natale quando riceve la letterina di berlusconi, e allora. eppoi me l'aspettavo bella, e invece è trasandata. eppoi la confrontavo con roma, e allora perde. eppoi c'ha i portici. e a me piace vedere il cielo sopra la testa, per tener d'occhio lo sfidante. allora stasera mentre tutto era contro, i treni, il lavoro, le ovaie, i capelli, c'ho fatto pace. si fa così, si fa pace contro tutto. e ho preso la strada giusta, il parco giusto, il baracchino giusto. e quello ora è mio. un pezzettino, piccolo, ma poco alla volta.
roma l'avevo capita tutta subito. combaciavamo. invece bologna no, ci siamo state sul culo a prima vista, con reciproco dispiacere.
ho iniziato a capire bologna, oggi. piano. un poco. con calma. bologna è una città di mezza tacca. non è un gioiello, non è una metropoli, non è sofisticata, non è accogliente. ha la sua torre torta, ma è meno torta, la sua cattedrale incompiuta, ma non per follia. i suoi studenti finto poveri, e la sua plutocrazia quasi ricca. se ne sta per conto suo. protetta dagli appennini, isolata dalla pianura. una signora borghese, piena di sfumature, di meches.
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