sabato 31 ottobre 2009
stasera ho fatto pace con bologna.
che non vuol dire farci amicizia, ma che è un inizio. non c'ero mai stata e avevo gran voglia di vederla. poi però ci son dovuta andare per forza, che significa partire un po' col piede sbagliato. poi c'ero andata accompagnata da uno con la barba, che c'aveva l'umore di babbo natale quando riceve la letterina di berlusconi, e allora. eppoi me l'aspettavo bella, e invece è trasandata. eppoi la confrontavo con roma, e allora perde. eppoi c'ha i portici. e a me piace vedere il cielo sopra la testa, per tener d'occhio lo sfidante. allora stasera mentre tutto era contro, i treni, il lavoro, le ovaie, i capelli, c'ho fatto pace. si fa così, si fa pace contro tutto. e ho preso la strada giusta, il parco giusto, il baracchino giusto. e quello ora è mio. un pezzettino, piccolo, ma poco alla volta.
roma l'avevo capita tutta subito. combaciavamo. invece bologna no, ci siamo state sul culo a prima vista, con reciproco dispiacere.
ho iniziato a capire bologna, oggi. piano. un poco. con calma. bologna è una città di mezza tacca. non è un gioiello, non è una metropoli, non è sofisticata, non è accogliente. ha la sua torre torta, ma è meno torta, la sua cattedrale incompiuta, ma non per follia. i suoi studenti finto poveri, e la sua plutocrazia quasi ricca. se ne sta per conto suo. protetta dagli appennini, isolata dalla pianura. una signora borghese, piena di sfumature, di meches.
roma l'avevo capita tutta subito. combaciavamo. invece bologna no, ci siamo state sul culo a prima vista, con reciproco dispiacere.
ho iniziato a capire bologna, oggi. piano. un poco. con calma. bologna è una città di mezza tacca. non è un gioiello, non è una metropoli, non è sofisticata, non è accogliente. ha la sua torre torta, ma è meno torta, la sua cattedrale incompiuta, ma non per follia. i suoi studenti finto poveri, e la sua plutocrazia quasi ricca. se ne sta per conto suo. protetta dagli appennini, isolata dalla pianura. una signora borghese, piena di sfumature, di meches.
domenica 25 ottobre 2009
oggi primarie del pd
se devi votare in provincia di siena i seggi sono questi. ti danno una scheda rosa e una celeste, e vogliono 2 euri. se sei nel circolo dell'arbia, t'invitano anche a pranzo.
aria di (vicono) casa mia, part tri.
oggi a foiano c'è la festa della zucca. momento topico: pesa la zucca! (una festa per zucconi. ahahahahaahahahaa!)
il nuovo disco di micah p. hinson
è composto da due cd, 16 cover di cui conosco, boh, tre originali? quattro? potrei mentire e andare a vedere su youtube, ma la mia pigrizia mi impedisce di mentire. dura in tutto un'oretta. è abbastanza mesto, e triste. ma bellissimo. e ti fa sentire a casa tua, in kansas, col fucile appoggiato sulle ginocchia e la coperta di lana sulle spalle e la sedia a dondolo sotto il culo. e io non sarei stata capace di farla una cosa così, neanche in mille anni.
aria di casa mia. part two.
sono anni che litigo con una mia amica sul femminismo. nel senso che sono anni che mi accusa di vetero maschilismo. e io sono anni che le rispondo che si mette gonne troppo corte. ci offendiamo l'una con l'altra moltissimo.
poi normalmente, qualche giorno dopo il nostro consueto siparietto, ci troviamo a dare della vacca culona a una passante qualunque per un motivo qualsiasi, chiosando che no, della troia non glielo daremmo mai, anche se lo è, quella stronza.
poi normalmente, qualche giorno dopo il nostro consueto siparietto, ci troviamo a dare della vacca culona a una passante qualunque per un motivo qualsiasi, chiosando che no, della troia non glielo daremmo mai, anche se lo è, quella stronza.
fenomenologia dei corsi di laurea
per motivi che non sto a ribadire, ieri ho visto il programma di studi del dams. e c'è un corso che si chiama "fenomenologia degli stili", titolo un bel po' fumoso. ma come notava giustamente qualcuno ieri sera, l'efficiacia di un corso è strettamente legata al professore che lo tiene, sicchè magari il titolo non ti dice nulla, ma il corso è fighissimo. incrocio le dita e cerco di venire a capo della cosa leggendo la descrizione del corso sul sito. si accettano suggerimenti per sciogliere il rebus, questa è la descrizione del corso.
aria di casa mia
tornare per una trentina di ore a casa, nella dolce dolce campagna toscana, produce l'effetto latte condensato. tutta la toscanità in un comodo tubetto: babbo che bestemmia in cucina, nonna ha fatto il costoleccio e mamma la bistecca (e litigano su quale sia la gratella giusta), nonno e gatto potano le viti ognuno a suo modo (chi con le forbici chi coi graffi) intonando l'internazionale comunista. eppoi, stamani ci sono le primarie.
la voglio uguale.
pare che la maglietta della vittoria del mondiale, valentino rossi la faccia fare solo per pochi membri stretti del fan club. merda. la maglietta con la gallina vecchia la voglio, proprio la voglio.
domenica 18 ottobre 2009
philippe daverio
sta facendo la valutazione artistica delle dolomiti. chissà a quanto stanno all'asta da christie's.
il posto dove andrò a vivere per un tempo
indefinito tra i due minuti e i quarant'anni, si chiama castel san pietro terme. ha le terme, il campo da golf, i portici, l'acciottolato per le strade, una squadra di calcio, un videonoleggio, tante macellerie quante agenzie di pompe funebri, alcune osterie, la sagra della braciola e la gara dei prototipi. è in romagna perciò se tieni alla vita non dare a nessuno dell'emiliano e non ti stranire quando ti danno l'acqua insieme al caffè.
quel particolare tipo di forza
cerco in tutto ciò che scelgo adesso. non la mollezza, non la gioia, invece il calore e l'elettricità figli di quel particolare tipo di forza. e vasi, tazze, tegami, colori, orari, sveglie, pantaloni, raccoglitori, cucù, palline, lenzuola, santi, calzini spaiati, dischi, cestini, secchie, fette di carne, sangue, bic. e soprattutto mi servono più libri che camicie, e credo che mi serva anche il rocci.
sabato 17 ottobre 2009
infine, siccome che certe cose mi interessano ancora
nonostante tutto, ho sentito che aveva da dire minzolini alla commissione parlamentare di vigilanza.
alla fine, siccome che sì, ti chiedo
a te che sei un maschio, come mi starebbe questo costume?
(un aiutino, l'unica risposta accettabile è: meglio che a lei).
(un aiutino, l'unica risposta accettabile è: meglio che a lei).
poi, siccome che sono masochista
e burlona, ho messo verissimo e ho scoperto che katia ricciarelli è diventata devota di padre pio. san padre pio. (però "prega a modo suo", cosa che fa pure mio nonno, quello che dice rosari soprattutto quando si schiaccia le dita coi martelli.)
poi, siccome che avevo voglia di farmi
quattro risate, ho dato un'occhiata all'economist. che deve avere un photoeditor particolarmente fan (fun) del vecchio berl.
che siccome che
ho avuto da fare, allora mi serviva il Riassunto Degli Eventi Della Settimana. e allora ho chiesto al solito Zoro.
contatto con la realtà cercasi
ma giacchè la realtà è un concetto fluido, ho una proposta per te, Zero: onar antì oneiratos.
venerdì 9 ottobre 2009
nobel
ha inventato il nobel perchè si sentiva in colpa per l'invenzione della dinamite. però non credo che il suo obiettivo fosse spargere i premi in questo modo, espiazione va bene ma casualità mi sembra eccessivo. quello per la letteratura è andato ad una scrittrice che conoscevano in quindici, tre libri tradotti in italia, nell'ottica di dare visibilità a chi non l'ha. e sarebbe stato ben più rivoluzionario premiare thomas pynchon. poi il premio ad obama, che si trova ad essere un presidente iper legittimato e trasgredendo la logica della visibilità. come faremo nei prossimi quattro anni, e con ogni probabilità nei prossimi otto, ad esprimere una critica qualunque al primo presidente nero premio nobel della storia dell'occidente?
mercoledì 7 ottobre 2009
ad essere travaglio-diffidenti
ti perdi un sacco di cose. tipo devi cercare su google voglioscendere.ilcannocchiale.it, che ha vinto il premio di macchianera. per dire, conoscevo meglio paul the wine guy.
incostituzionale
il lodo alfano. (mi viene sempre da scrivere al fano.) (chissà che madonne che sta staccando berlusconi. tanto da scompigliarsi i capelli).
li invidio moltissimo
quelli che hanno ancora tutto da fare, tutto da progettare. quelli che credono di poter avere un'esperienza sufficiente per far qualcosa, quelli che credono.
domenica 4 ottobre 2009
a vent'ore di distanza
m'è ancora rimasta in testa la conzonetta di celestini, che se non hai ancora capito l'ho sentito ieri al festival di internazionale, a ferrara. è stata una serata abbastanza proletaria, se si può usare ancora questa definizione - e non si può. insomma la canzonetta diceva che uno, (una persona, un popolo, una nuvola, uno stambecco, un telecomando) perchè sia libero, bisogna che sia libero di scegliere tra più cose. fare non fare. cambiare non cambiare. correre star fermo. andare a destra o a sinistra. e se invece e tutto uguale, il problema non si pone, se uno sia libero o no. questa cosa la sappiamo da tanto, ma ilmodo di ricordarcelo di celestini mi piace, leggero e sarcastico insieme.
(poi dopo è arrivato jovanotti a fare il dj set. un sacco di energia, davvero)
(poi dopo è arrivato jovanotti a fare il dj set. un sacco di energia, davvero)
sabato 3 ottobre 2009
gad lerner, marc lazar e paul ginsborg
al teatro comunale hanno fatto una fila che arriva al duomo, con tanto di cordoni. non so saranno duemila braccia ferraresi di fila. domani arriverà saviano e si prevede delirio. anzi c'è già. io ho mollato, Zero. son un bel po' stanca, e questa tre giorni mi suona più d'addio che di speranza.
graphic journalism
ormai sai cos'è, non mi dilungo. a sentire l'incontro c'erano un sacco di persone. tanto che son riuscita ad entrare grazie al pass da blogger altrimenti la fila sarebbe stata di un'oretta. hanno dei problemi diversi rispetto a noi che siamo praticamente ciechi e lavoriamo solo con le parole. intanto è più difficile essere presi sul serio, e spesso gli chiedono se quelle cose sono successe davvero. eppoi gli spazi. insieme alla diffidenza dei lettori - abituati al fumetto fiction e perciò in partenza sospettosi - c'è il problema di condensare tutto nei centimetri concessi dai quotidiani. le temps dà a chappatte tre pagine all'inizio del quotidiano quando è inviato in giro per il mondo. nei nostri quotidiani non si usa, per dire.
sarebbe di versa la finanza se ci fossero più donne'
dipende quali! (et voilà, loretta napoleoni. giusto per darti un'idea dello spirito)
loretta napoleoni (live)
gli hanno messo un trono, a questa signora qua che sembra luciana littizzetto. economista di chiara fama ormai, non so di quale levatura accademica ma generalmente non dice cazzate, ha il vantaggio di essere schiettissima e chiara. risponde alle domande del pubblico, un pubblico questo qui, sinceramente curioso, attento, informato e tutte queste belle cose qua. le domande son tendenzialmente intelligenti e io non sono in grado di riportarne le risposte -------
ah, ecco la cazzata: una nuova bretton woods, questa non la volevo sentire. -------------
dicevo, riassumo i temi chè non son in grado di cogliere ogni sfumatura: sul piatto abbiamo la crisi del sistema capitalistico, prevalentemente collegata al consumismo. l'energia - chè, zero mio, se ancora non hai capito che è il tema dei prossimo cento anni sei veramente una rapa - e la cina. cioè il fatto che cina e USA non si metteranno mai d'accordo. e più in generale il fatto è rivedere l'intero sistema. il consumo, la crescita, etc. rivedere tutto.
siamo alla differenza tra pil e misure alternative di calcolo della ricchezza/felicità. sono trent'anni che se ne discute, ma ail punto è sempre lo stesso: è un casino calcolare la felicità.
ah, ecco la cazzata: una nuova bretton woods, questa non la volevo sentire. -------------
dicevo, riassumo i temi chè non son in grado di cogliere ogni sfumatura: sul piatto abbiamo la crisi del sistema capitalistico, prevalentemente collegata al consumismo. l'energia - chè, zero mio, se ancora non hai capito che è il tema dei prossimo cento anni sei veramente una rapa - e la cina. cioè il fatto che cina e USA non si metteranno mai d'accordo. e più in generale il fatto è rivedere l'intero sistema. il consumo, la crescita, etc. rivedere tutto.
siamo alla differenza tra pil e misure alternative di calcolo della ricchezza/felicità. sono trent'anni che se ne discute, ma ail punto è sempre lo stesso: è un casino calcolare la felicità.
i ferraresi
mi hanno un accento che mi ricorda il torinese. Anche l’atteggiamento. Saranno le biciclette. (e allora saranno simili ai torinesi pure i cinesi?)
compagni di banco
La gente che va a festival tipo questo è meravigliosa. Una signora ieri sera nel palchetto prima di gipi mi ha chiesto: ma chi è questo qua? Gli è piaciuto molto. Due signori dietro di me stamane parlavano dei giornali di sinistra, erano anche abbastanza qualunquisti, chiacchiere da attesa. Poi hanno visto il mio cartellino e mi han detto “ah! I blog! La nuova frontiera!”
vasco le luci brondi
cioè le luci della centrale elettrica ci sbatto violentemente contro prima che inizi il concerto. Mi dice oh, scusa. È morbido, ma forse è il giacchetto. Ha un aspetto bizantino, mi somiglia a giustiniano, quello nel mosaico di sant’apollinare a ravenna, altra città a livello zero sul mare. Il facciotto cicciotto, gli occhi belli, sempre chiusi. Comunque son un po’ prima delle undici e dopo il tamponamento dietro al palazzo comunale mi metto in fila. Anzi non mi ci metto. Vado verso l’entrata a fianco e chiedo di entrare mostrando l’accredito. Siamo quattro b****** e nessun giornalista al momento. Ci fanno bollire cinque minuti, ma poi la mia faccina proverbialmente irresistibile fa il suo lavoro e siamo in prima fila. Il concerto è breve, un’ora e qualcosa di canzoni tutte uguali come si ostina a dire lui ogni volta che da un pezzo passa all’altro. Il direttore di internazionale de mauro l’ha presentato così: il più grande artista italiano vivente, è stato paragonato a montale! È evidentemente stanco e probabilmente confuso - ma è felicissimo del suo festival. Trovo formalmente molto attraente brondi. Un campione di lamentazioni, un mugolare senza sosta. Anche un po’ ironico. Ma non c’è verso, non trovo un sostanza originale rilevante. E capisco perché ci son ragazzine pazze urlanti per lui qui intorno. Fa molto pessimismo adolescenziale. Ora sembra che non mi piaccia e invece mi piace abbastanza. solo che il mondo che lui condivide con noi è un mondo che conosco come il corridoio di casa dei miei genitori, e non mi insegna nulla su come si esca di lì e neanche il perché ci si resti, e nemmeno perché non si sa né l’una né l’altra cosa. Ecco lo trovo descrittivo.
La ragazzina diciottenne accanto a me viene dalla francia, ha imparato l’italiano per capire le sue canzoni. Mi chiedo come le avranno spiegato cosa significa “siamo l’esercito del sert”.
La ragazzina diciottenne accanto a me viene dalla francia, ha imparato l’italiano per capire le sue canzoni. Mi chiedo come le avranno spiegato cosa significa “siamo l’esercito del sert”.
gianni gipi pacinotti
è un quarantacinquenne magro magro e con le orecchie a sventola. Ha l’occhio vispo e le mani lunghe con un sacco di vene in rilievo. Mani usate. Mi piacciono le mani usate. Comunque non è questo il punto, Zero. Vuoi sapere com’era la mia vita disegnata male deluxe. Allora era così: c’è gipi in piedi che racconta i fatti suoi come li ha raccontati nel libro. Poi c’è un chitarrista, un tastierista e un batterista molta bravi, che lui dice aver assoldato per non dover più fare il rumore dei tuoni. Il rumore del vomito invece l fa da solo, e anche la vocina di topolino, e anche il vocione del guardone omofobo, e anche la lisca fessa del dottore del pisello. È molto bravo, e viene in mente che uno che ha il dono del raccontare poi è in grado di raccontare in ogni ambiente, carta, musica, palco e quel che vuoi. Ma si sa che non è sempre vero, sennò per esempio
le province d'italia
Tra siena e firenze oltre l’odio, cipressi e loggiati. Tra firenze e bologna, fondamentalmente buio. Tra bologna e ferrara non un mucchietto di terra rialzato. Anche i formicai li fanno rasoterra.
Tutta questa roba che scrivo,
poi la p**** dopo, chè ora ho trovato una wifi ma non riesco mica a andarci.
firenze s.m.n.
Adesso che c’è la freccia rossa, prendere l’eurostar non fa più figo come una volta. Su questo treno sgarrupato pieno di immigrati, turiste americane e ragazzi con la faccia pendolare, non son rimaste intatte neanche le strisce colorate fuori. E invece accanto al binario arriva il fiammante freccia rossa. Dio che invidia.
Alla fine parto sola,
per il mio viaggetto annuale. Il destino ha voluto così – ed era un po’ nell’aria, tipo quelle cose che sai a sensazione – e allora si va con piera (la macchinetta digitale) ingrid (la mia storica tracolla, al suo ultimo viaggio) e a giancarlo (il netbook nuovo di pacca. Regalo dei miei per il compleanno che fu). Tutti insieme si va lì, al festival di internazionale. A godersi l’accredito stampa vinto grazie alla gara di velocità, sono l’usain bolt delle iscrizioni.
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