sono alti. soprattutto se vengono gestiti ad arte dalla politica.
allora: dobbiamo votare per le europee, per le amministrative eppoi c'è il referendum sulla legge elettorale. le prime due le facciamo lo stesso giorno: 6 e 7 giugno, il referendum invece no. brutalmente, non vogliono che si raggiunga il quorum.
lasciando stare l'etica della faccenda, in questo modo si spendono 400 milioni di euro in più: 200 di costi diretti (scrutatori e forze dell'ordine, materiali per allestire il seggio etc) e 200 di costi indiretti. roba che bastava una massaia per capire che non è proprio il caso. e invece il calcolo l'hanno fatto quelli molto bravi de lavoce.info: eccolo.
(oh, Zero, mi faccio vanto dei miei mezzi studi e ti vengo incontro, ché gli economisti a volte sono un po' astrusi. i costi indiretti non sono quantificabili direttamente e non vengono sostenuti dallo stato (a differenza dei costi diretti) si tratta di stime relative a possibili spese dei cittadini (tipo baby sitter per badare ai figli che non vanno a scuola nei giorni dello scrutinio e prozac per i genitori che devono sopportare i figli un giorno in più) o incassi mancati (tipo produttività persa perchè gli scrutatori non si presentano a lavoro) o "indennizzo" del tempo perduto dai cittadini per andare a votare due volte anzichè una (quest'ultima è la più astratta e discrezionale - si tratta di attribuire un valore al tempo impiegato per votare seguendo il concetto: quanto avrei guadagnato se in quel tempo avessi lavorato? - ma è piuttosto usato in economia).
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