
questa mattina ho avuto l'occasione di parlare a lungo con un ricercatore precario dell'università di siena. non metto nome e cognome per rispetto, anche se sono certa che non sia persona che ha problemi a metterci la faccia se serve. ma in questo caso non serve, è più che sufficiente sapere che è un precario ben oltre la trentina e che, colmo dell'incoscienza, ha moglie e figlia.
tranquillizzati Zero, mi conosci e non comincerò certo ora a mettere in mezzo sentimentalismi, era solo per fare il quadro.
come si sa, i finanziamenti alla ricerca italiana, che scarseggiano in condizioni normali, saranno ulteriormente ridotti a causa dei tagli inseriti in finanziaria e qui a siena la situazione è aggravata dalle note vicende del buco in bilancio. (non troppo note a dir la verità. ancora non si capisce a quanto ammonti di preciso il buco, e se non avessi mai avuto a che fare con un bilancio pubblico prima d'ora mi lancerei anch'io nel tentativo di fare il conto. ma non è il caso, credetemi, non è il caso, i bilanci di enti del genere sono un labirinto, non ci s'orienterebbe neanche giolitti in persona).
dicevo: tremonti taglia, focardi c'ha il buco. e allora che succede? succede che un sacco di cose spariscono, le piante noleggiate per abbellire il rettorato, qualche palazzo, qualche attività e parecchi precari. non so a te ma a me la parola precario fa spegnere la tv. mi vengono in mente i call center, i film sulla condizione giovanile e i chilometri di chiacchiere sparate un po' a casaccio su chi sia il padre dei precari (marco biagi? treu? mago merlino?). orticaria pura, fulminante.
ma il punto - non sto per scrivere nulla di rivoluzionario - è che la persona che avevo accanto stamani non è affatto un precario. è una persona che studia da almeno quindici anni delle robe incomprensibili per pura passione, e le studia in modo continuativo. non è un precario è uno scienziato, è necessario dare alle cose il loro nome orinario. lui studia, ricerca e perciò è uno scienziato. e il suo lavoro è messo in pericolo solo dal fatto accidentale che nel corso degli anni la dirigenza dell'università non abbia avuto interesse a stabilizzare la sua attività. mi spiego: se ad esser precarie in questo momento fossero state le segretarie, avrebbero fatto fuori loro. ma le segretarie hanno contratti di ferro e i ricercatori no. ed uno dei motivi per cui la vita va così me lo spiegava con la forza dell'esperienza il ricercatore e giovane padre di cui sopra. se sei precario ed hai una forte passione per qualcosa sei ricattabile perciò fai quello che vuole la dirigenza dell'ateneo senza fiatare nella speranza di ottenere un giorno il posto fisso, ricchi premi e cotillons.
ammettiamolo che come scelta di fondo è un po' da scemi: sperare che qualcuno cambi improvvisamente atteggiamento e tu possa spuntarla. ma mi son fatta l'idea che queste persone non ragionino in modo perfettamente razionale, vanno a cercare ciò che amano. come i maschi quando vogliono star con una e quella gliela promette ma alla fine non gliela dà, non sono mica razionali. ma alla fine della storia almeno le possono dare della troia. ecco forse i ricercatori in pericolo di dismissione potrebbero provare a consolarsi con questo: dare della troia al focardi.
(e non credo che a silvano creerebbe un problema serio, come insulto).
Nessun commento:
Posta un commento