martedì 29 novembre 2011
mercoledì 16 novembre 2011
cosa ci fo io a lavoro?
sto male, perchè grazie al cielo a GiovanniG**** siamo andati in culo
anche stavolta - però ho il dolore dell'occasione mancata, la
lancinante perdita della possibilità, la riduzione a rimanere inseriti
in un numero dispari di scarpe per piede, la delusione dell'animale e
la vittoria del criminale che convivono nel mio corpo e nelle mie
budella chi sostenuto dalla biologia chi dalla chimica - insomma
comunque riassumendo ho male alle ovaie, il posto dove lavoro sta
fallendo, sta fallendo, sta fallendo, noi che siamo qui a poppa
sentiamo gli echi della musica di un'orchestina che suona
disperatamente rino gaetano e crediamo che sia solo la musica d'attesa
del telefono, e invece. e si resta nella consapevolezza che le
scialuppe non bastano per tutti e non le useranno per nessuno ma si
confida - illusi - che l'acqua sia non dico proprio calda ma almeno
sicuramente, decisamente, tiepida. i colleghi sono tutti in altre
faccende affaccendati, chi riposa chi ozia chi si dà conforto coi
mezzucci della stima e dei sorrisi occasionali. e io, avrei il mio
futile modo anche io, in forma di seicento pagine di diritto
internazionale da assorbire per sentirsi più forti più intelligenti
più cool, come un enorme pastiglione di cebion, si butta giù
senz'acqua e con il sollievo e la comprensione di sé che possono solo
i sacrifici. allora cosa ci fo io a lavoro cosa ci fo cosa ci fo?
nemmeno la poesia di un deserto dei tartari c'ha 'st'ufficio senza
luce, nemmeno i dolci coglioni grossi grossi che si faceva buzzati
posso dire d'avere.
anche stavolta - però ho il dolore dell'occasione mancata, la
lancinante perdita della possibilità, la riduzione a rimanere inseriti
in un numero dispari di scarpe per piede, la delusione dell'animale e
la vittoria del criminale che convivono nel mio corpo e nelle mie
budella chi sostenuto dalla biologia chi dalla chimica - insomma
comunque riassumendo ho male alle ovaie, il posto dove lavoro sta
fallendo, sta fallendo, sta fallendo, noi che siamo qui a poppa
sentiamo gli echi della musica di un'orchestina che suona
disperatamente rino gaetano e crediamo che sia solo la musica d'attesa
del telefono, e invece. e si resta nella consapevolezza che le
scialuppe non bastano per tutti e non le useranno per nessuno ma si
confida - illusi - che l'acqua sia non dico proprio calda ma almeno
sicuramente, decisamente, tiepida. i colleghi sono tutti in altre
faccende affaccendati, chi riposa chi ozia chi si dà conforto coi
mezzucci della stima e dei sorrisi occasionali. e io, avrei il mio
futile modo anche io, in forma di seicento pagine di diritto
internazionale da assorbire per sentirsi più forti più intelligenti
più cool, come un enorme pastiglione di cebion, si butta giù
senz'acqua e con il sollievo e la comprensione di sé che possono solo
i sacrifici. allora cosa ci fo io a lavoro cosa ci fo cosa ci fo?
nemmeno la poesia di un deserto dei tartari c'ha 'st'ufficio senza
luce, nemmeno i dolci coglioni grossi grossi che si faceva buzzati
posso dire d'avere.
giovedì 3 novembre 2011
se fossi un po' più drammatica e teatrale direi
che adesso so come si sentono le bestie al macello mentre attendono il boia.
ma siccome c'ho 'sta fama da sobria e da dura da difendere...
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